Da oltre cinquant’anni l’Emporio Ventura, sull’ampio lato di piazza Italia, è praticamente un’istituzione.
Era infatti giugno del 1966 quando il padre di Lino, romano, decise di chiudere l’attività di famiglia nella capitale per trasferirsi a Sant’Antioco, l’isola che diede i natali a sua moglie. Aprì L’Antica Cartaria Ventura, un piccolo spazio – un terzo di quello attuale – che vendeva principalmente carta e sacchetti per alimenti alle piccole botteghe.
Il passaggio del testimone avvenne nel 1983, quando Lino subentrò a suo padre: la realtà commerciale del paese era ormai cambiata, e lui pensò di adeguarsi diversificando l’offerta commerciale, ampliando il locale e cambiando l’insegna in Emporio Ventura. Inutile dirlo, la sua intuizione si rivelò subito vincente.
Non tutto, però, è filato sempre liscio: «Nel 2011 l’attività ci ha posti a un bivio», racconta Lino: «Chiudere e licenziare o trovare una soluzione alternativa?». La risposta è giunta dal profondo del cuore, suo e di sua moglie che hanno sempre considerato l’Emporio come un figlio: «Pur di non rinunciare a un pezzo della nostra famiglia, e pur di non licenziare i nostri collaboratori, abbiamo formato una società coinvolgendo proprio i nostri dipendenti storici. Oggi coordiniamo l’attività con lo stesso amore con cui l’avventura cominciò».
Con la nuova società, l’Emporio ha aggiunto ulteriori settori merceologici: «Ognuno dei sette soci ha portato un po’ di innovazione all’attività – aggiunge Lino – e speriamo davvero che il mercato di Sant’Antioco possa tornare quello di un tempo, come nei ricordi più belli della mia infanzia».
Con un’offerta di oltre 10 mila articoli che spaziano fra complementi d’arredo, casalinghi, arredi per esterni, souvenir, piante ornamentali, giocattoli, pelletteria, bigiotteria, cancelleria e materiali per ufficio, il suo auspicio non è poi così improbabile.